Il Gruppo propone alle famiglie dei ritiri di durata giornaliera, tenuti da coppie e coadiuvati dal sacerdote, nei quali si condividono, di volta in volta, le varie problematiche familiari. Tutto si compie in un clima di preghiera.
Gesù domanda che la famiglia sia luogo che accoglie e genera la vita in pienezza.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome Gv 1,11-12
La famiglia diventa capace di «accogliere» se sa preservare la propria intimità, la storia di ciascuno, le tradizioni familiari, la fiducia nella vita, la speranza nel Signore. Il lavoro non può rendere deserta la casa, ma la famiglia dovrà imparare a vivere e a coniugare i tempi del lavoro con quelli della festa. Spesso dovrà confrontarsi con pressioni esterne che non consentono di scegliere l’ideale, ma i discepoli del Signore sono quelli che, vivendo nella concretezza delle situazioni, sanno dare sapore ad ogni cosa, anche a quello che non si riesce a cambiare: sono il sale della terra. In particolare, la domenica deve essere tempo di fiducia, di libertà, di incontro, di riposo, di condivisione. La domenica è il momento dell’incontro tra uomo e donna. Soprattutto è il Giorno del Signore, il tempo della preghiera, della Parola di Dio, dell’Eucarestia, dell’apertura alla comunità e alla carità. E così anche i giorni della settimana riceveranno luce dalla domenica e dalla festa: ci sarà meno dispersione e più incontro, meno fretta e più dialogo, meno cose e più presenza.
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Ecco il mistero profondo di Nazareth: Gesù, la Parola di Dio in persona, si è immerso nella nostra umanità per trent’anni. Le parole degli uomini, le relazioni familiari, l’esperienza dell’amicizia e della conflittualità, della salute e della malattia, della gioia e del dolore sono diventati linguaggi che Gesù impara per dire la Parola di Dio. Donde vengono, se non dalla famiglia e dall’ambiente di Nazareth, le parole di Gesù, le sue immagini, la sua capacità di guardare i campi, il contadino che semina, la messe che biondeggia, la donna che impasta la farina, il pastore che ha perso la pecora, il padre con i suoi due figli. Dove ha imparato Gesù la sua sorprendente capacità di raccontare, immaginare, paragonare, pregare nella e con la vita? Non vengono forse dall’immersione di Gesù nella vita di Nazareth.
Anche noi cresciamo in una famiglia umana, dentro legami di accoglienza che ci fanno crescere e rispondere alla vita e a Dio. Anche noi diventiamo ciò che abbiamo ricevuto. Il mistero di Nazareth è l’insieme di tutti questi legami: la famiglia e la religiosità, le nostre radici e la nostra gente, la vita quotidiana e i sogni per il domani. L’avventura della vita umana parte da ciò che abbiamo ricevuto: la vita, la casa, l’affetto, la lingua, la fede. La nostra umanità è forgiata da una famiglia, con le sue ricchezze e le sue povertà.
– Catechesi preparatorie per il VII Incontro mondiale delle Famiglie
– Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012